domenica 20 novembre 2016

Non è Francesca



Marco Zorzi ha lasciato questo commento a margine del post "Io sono una trumpiana di merda".

"Non mi dire che anche tu consideri questa "sinistra" come "comunista"?? E' evidente che questa è una falsa sinistra! Quella vera, da Fusaro, a Preve, a Orso, a Giulietto Chiesa, a La Grassa, etc etc etc SONO CONTRO QUESTA FALSA SINISTRA! E allora sono io che chiedo a te, ma come fai a non capire questo concetto così elementare e a chiamare ancora "comunisti" questa FALSA SINISTRA??? Questa è una falla enorme e incomprensibile nel tuo "sistema", che pur io apprezzo moltissimo."

Vedi Marco, permettimi una premessa metodologica, prima di entrare nel merito e rispondere alla tua osservazione. 
Noi psicologi siamo, specialmente in Italia, categoria pressoché inutile. Altamente professionale ma inutile. Sempre scavalcati, calpesti e derisi dagli psichiatri che, per il fatto di poter prescrivere farmaci avendo una formazione medica, facendo parte del clero ospedaliero (rubo la definizione di clero da Costanzo Preve), ed essendo quindi sacerdoti della Sacra Pillola, si sentono inevitabilmente superiori, nonostante a volte manchi loro proprio la psicologia, la dimestichezza con i meandri reconditi della mente - non solo del cervello materiale fatto di neuroni e materia bianca - indispensabile per interagire in modo completo e soddisfacente con il paziente, promuovendone la guarigione completa di corpo e mente, anche quando si tratta di un male apparentemente solo fisico. 

Nel caso poi del disagio mentale, della depressione o della vera e propria psicosi, piuttosto che consegnare al sofferente, tramite la psicoterapia, la chiave per comprendere la sua psiche attraverso quello che non è altro che un lungo, doloroso ma salvifico percorso alchemico di iniziazione all'autoconoscenza del sè, si preferisce l'atto magico ed immediato di prescrivere la pillola, dove la magia consiste troppo spesso solo nell'aumento del profitto per chi l'ha prodotta. Qualcosa che è ormai assai affine all'atto di ciarlataneria di chi vendeva le pozioni miracolose alla fiera del paese e che presto sarà sostituito dai vecchi e più sbrigativi arnesi della lobotomia e dell'elettroshock.

Noi psichiatri e psicologi dovremmo lavorare in sinergia, unire le forze per il bene di chi soffre, ognuno occupandosi del suo corno del problema, neurotrasmettitori e psiche, ma ciò non avverrà mai, perché l'interesse di questi due mondi facenti parte integrante del macromondo del Profitto, non è più il benessere del paziente, come ci si illude, ma solo la sua fidelizzazione al consumo di psicofarmaci che, senza psicoterapia associata, sono più inutili della categoria degli psicologi.
Non fu sempre così. Io fui assai fortunata di ammalarmi di depressione in un periodo, trent'anni fa, in cui ci si poteva ancora permettere di affiancare alla pillola non ancora sacralizzata la psicoterapia e potei guarire dal male oscuro. La scelta successiva dello studio della psicologia fu probabilmente nient'altro che la volontà di completare la mia conoscenza pratica con quella teorica. Dirò di più. Solo ora, dopo trent'anni, mi rendo conto che l'immane sofferenza di allora, l'andare sull'orlo dell'orrido e trovare il coraggio di guardarne il fondo per evitare di esserne risucchiati, era assolutamente necessaria e sono per questo oggi finalmente grata al Virgilio che mi ci accompagnò.

Ora, ciò premesso, e scusandomi per la nota autobiografica, l'essere psicologi, nonostante significhi l'appartenenza ai paria della comunità scientifica, rappresenta un vantaggio quando si devono interpretare alcuni comportamenti, fatti, azioni e reazioni a livello macropsicologico sociale e collettivo,  perché si possiedono gli strumenti professionali più adatti per farlo. E ciò perché la mente collettiva funziona a grandi linee come la mente individuale, pur con alcune differenze.  Utilizza anch'essa, ad esempio, tutti gli arnesi della negazione, dai più blandi meccanismi di difesa dell'IO alla negazione psicotica della realtà.
Quando si nega? Quando non riusciamo a sopportare la verità di una risposta che già conosciamo (meccanismo di difesa) o la realtà dalla quale proviene (negazione psicotica).

Tornando finalmente all'argomento che ha dato origine a questa discussione, e rispondendo nel merito al caro Marco. Mi chiedi come faccio a non capire che QUESTA NON E' VERA SINISTRA?
E' perché sono psicologa. 
Permettimi di consigliare a te e agli altri miei lettori la visione di questo video propedeutico, prima di proseguire. 


Cosa salta subito alle orecchie? Una serie di personaggi che sono in clamorosa contraddizione con loro stessi. Che prima, ai tempi di Berlusconi, quando fingevano di contrastarlo secondo il copione, strillavano contro chi voleva cambiare la Costituzione e ora strillano contro chi vuole impedir loro di cambiarla nel modo identico a Berlusconi, ovvero secondo i dettami di quella sovragestione il cui regista allora chiamavamo con il nomignolo di P2.
Questi waltercialtroncelli si spiegano molto facilmente con la formula della sete di potere, nel senso di gestione del controllo sui livelli bassi della società; tratto comune, per la verità, alla genìa dei politicanti in genere. Il comportamento di questi in particolare è però quello di chi, pur di mantenere questo potere da kapo avendolo ottenuto con la vendita dell'anima, i trenta denari e il piatto di lenticchie, se ne frega proprio della contraddizione, non se ne preoccupa affatto. E perché? Perché chi li considera dei leader e dei capi è affetto dal morbo dell'appartenenza e non oserà metterne in discussione l'autorità, nemmeno quando è palese che non solo  questi capi si contraddicono nei fatti, il famoso "contrordine, compagni", ma non fanno più l'interesse del popolo per fare invece quello della sovrastruttura della quale sono nomenklatura e alla quale ci hanno venduti e continueranno a venderci.

Tu Marco dici:
"Non mi dire che anche tu consideri questa "sinistra" come "comunista"?? E' evidente che questa è una falsa sinistra! Quella vera, da Fusaro, a Preve, a Orso, a Giulietto Chiesa, a La Grassa, etc etc etc SONO CONTRO QUESTA FALSA SINISTRA!

Ma cosa intendi esattamente con sinistra comunista? Quella che si è incarnata nella realtà della storia del Novecento con le sue poche luci e le troppe ombre o un'altra totalmente fantasmatica, inesistente, mitologica ed idealizzata che sembra, a noi psicologi, la proiezione olografica di chi vi si identifica e che non è mai esistita se non nelle teorizzazioni dei libri sacri, da Marx a Lenin?

Perché per "vera sinistra" non credo tu ti riferisca a quella che fu distrutta negli anni '90 per far posto a chi era più ontologicamente adatto a gestire la transizione dal liberalismo al totalitarismo mondialista. Mi riferisco a quella sinistra liberale (orrore!) dei Craxi, degli Olof Palme. Gente non a caso eliminata politicamente e fisicamente per far spazio ai comunisti riverniciati da ex tali come Angela Merkel, incaricati di mettere in pratica il progetto europeo di stampo reazionario e neoaristocratico il cui manifesto fu però redatto, guarda caso, dal comunista e antifascista Spinelli.

Se oggi perdiamo tempo prezioso a disquisire su sinistra vera o falsa invece di maledirla e basta è perché abbiamo commesso tre errori fatali.
Il primo è stato l'aver evitato come la peste in quanto "fascisti" i libri che trattavano dei crimini del comunismo perché il farlo ci ha permesso di ignorarne la tendenza autogenocidaria e autorazzista, come insegna la vicenda dei Khmer Rouge cambogiani (anche quelli falsi comunisti?)
Il secondo è stato rallegrarsi della fine del socialismo liberale e del contemporaneo salvataggio fraudolento del comunismo spacciato per post-comunismo, che non presagiva nulla di buono.
Il terzo e più fatale errore è stato l'aver confuso la caduta dello stalinismo residuale (1989) con la caduta del comunismo tout court, perché l'equivoco ci ha impedito di vedere come la Reazione ne avesse conservato accuratamente la parte internazionalista, trotzkista, perfettamente adatta a gestire il mondialismo totalitario a venire. Mondialismo che, in quanto ad armamentario propagandistico ed ideologico, è infatti un tripudio di egualitarismo (verso il basso), elogio della diversità (indifferenziazione), apertura, antinazionalismo, antifascismo, antirazzismo.
Convinti da questi propositi buoni per definizione, così inequivocabilmente progressisti e desinistra, per seguire l'europeismo internazionalista dei comunisti preferiti di Kissinger (non per caso), fidandoci di una loro inesistente redenzione dal comunismo (mentre invece era solo dalla componente nazionalcomunista stalinista) siamo caduti nella trappola delle élite sovranazionali, accettando che, dopo le purghe di Mani Pulite, rimanessero solo questi infami disposti a continuare a torturare popoli interi a rappresentare la "vera" sinistra. Il risultato sono la Grecia di Tsipras e l'Italia di Renzi.
Oppure pensate veramente che l'attaccamento morboso verso l'abolizione della proprietà privata (o sua limitazione caso per caso, come scrive Spinelli), il controllo centralista della misura dei cetrioli e la distruzione del sistema capitalistico siano politiche di destra?

Non che anche a destra non siano stati traditi e abbiamo molto da ridere. Hanno creduto che la loro dirigenza lottasse contro il comunismo ed intendesse addirittura salvarli da esso, mentre invece ci andava a letto assieme e assieme a lui studiava il modo di fotterli. Non so dire sinceramente chi, tra destri e sinistri, dovrebbe essere più incazzato con la propria ideologia di riferimento, di questi tempi.
Forse è proprio giunto il tempo di riprogrammare tutta la politica rifondandola su categorie più concrete e vitali  della diatriba stucchevole e ottocentesca destra-sinistra. Ciò comporterà scelte dolorose ma inevitabili, almeno per chi era di sinistra, come il dover rinunciare all'appartenenza e accettare il salvagente lanciato da colui che era ideologicamente il nemico.

Credo quindi, per concludere, caro Marco, che sia proprio sinistra comunista. Il perché lo capisco dalla reazione dei suoi militanti, che è religiosa e non politica, come si addice a quella sinistra che per combattere la superstizione religiosa si fece essa stessa religione, attribuendosi inoltre, aiutandolo dalla religione, il primato della superiorità morale. Sinistra che si fonda sull'appartenenza, sul dogma dell'ortodossia e sul centralismo democratico, espressione dell'autoritarismo di una nomenclatura auto-designatasi a governare sul popolo e del principio che i capi non sbagliano mai e il "contrordine, compagni" non è mai contraddizione ma tattica politica.
L'errore del militante-credente è quello di pensare che questa dirigenza agirà sempre per il suo bene e non sarà mai capace di tradirlo.
Il militante vede questa sinistra come la mamma. La mamma non può farmi del male perché mi vuole bene.
Ora, se vostra madre vi vende ai pedofili, direste che "si, è vero, ma questa non è la mia vera mamma?" Ricordando che sui padri vi possono essere dubbi ma mater semper certa est, è chiaro che si tratterebbe di negazione psicotica della realtà. 

Neghiamo perché dietro a quasi tutti gli atti che hanno generato una sofferenza esistenziale, a volte alla base di vere e proprie vite rovinate, c'è la percezione di un atto di tradimento, che è francamente insopportabile. Genitori o altre figure di riferimento che hanno tradito le nostre aspettative. A volte il tradimento percepito è semplice insoddisfazione delle pretese irrealizzabili del bambino che vede l'adulto come dio onnipotente al servizio dell'egocentrismo infantile. Mamma è stata cattiva perché non mi ha portato la Luna (non ha realizzato il Socialismo).
Crescere significa rimettere a fuoco e al loro posto queste figure di riferimento e vederle come esse sono: esseri umani fallibili che, se hanno sbagliato, possono non averlo fatto per cattiveria ma per incompetenza e per debolezza e soprattutto perché non sono déi infallibili al nostro servizio.
Altre volte il tradimento è un atto reale, devastante. Mamma è stata cattiva perché mi ha venduto ai pedofili (mi ha venduto alla Reazione). Non per questo non possiamo trovare la forza di ammettere a noi stessi che una mamma può essere anche una criminale, di superare il trauma, incluso quello di non essere più obbligati ad amarla e andare avanti guardando oltre l'orizzonte.
Invece si nega. Ci si rifiuta di guardare in faccia la realtà. 
Chi si sente appartenente ad un'ideologia che lo ha tradito, pur di non ammettere di essere stato tradito tira fuori il "ma questa non è vera sinistra". Non è la mia vera mamma e io sono ancora un bambino che ha bisogno che qualcuno gli porti la Luna.
C'è anche, purtroppo, la cornutaggine di chi dice:" No, no. Tradirmi? Mia moglie non farebbe mai una cosa simile". Quella forma mentis che Battisti e Mogol avevano espresso genialmente nel "Non è Francesca".

Ti stai sbagliando chi hai visto non è
non è Francesca.
Lei è sempre a casa che aspetta me
non è' Francesca.
Se c'era un uomo poi,
no, non può essere lei.

Francesca non ha mai chiesto di più
chi sta sbagliando son certo sei tu.
Francesca non ha mai chiesto di più
perché
lei vive per me.
 Come quell'altra è bionda, però
non è Francesca
Era vestita di rosso, lo so,
ma non è Francesca.
Se era abbracciata poi,
no, non può essere lei.

Francesca non ha mai chiesto di più,
chi sta sbagliando son certo sei tu.
Francesca non ha mai chiesto di più
perché
lei vive per me.

Non sono mai solo canzonette.


78 commenti:

  1. ma la ragazza della foto è la Pinotti? cmq l'altra sx, quella buona e giusta, non esiste, se non nella propaganda e dentro i talk show spazzatura. E' una questione metafisica, è una semplice invenzione, tipo lo sbarco sulla Luna,e serve solo a illudere che ,appunto, esista un'altra sinistra dal volto umano, in modo che, nella stupida speranza, le stesse vittime continuino ancora a votare per i propri carnefici con la maglietta rossa.

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  2. La negazione è un parziale accesso della rimozione alla coscienza.
    Se su questo siamo daccordo potremmo analizzare di tutto,ma proprio di tutto.
    Conosco ottimi psichiatri,ma solo nel SSN ahimè,e ne ho conosciuti di pessimi descritti bene nel tuo post.E vale anche per tutte le altre categorie umane,in medicina poi diventa importantissimo saper distinguere il pessimo.
    Lasciare che siano le aristocrazie a gestire la politica,di destra o di sinistra,significa consegnarsi,mani e piedi,a un'elitè che con le popolazioni han dimostrato,storicamente,di non aver nulla a che fare se non i propri interessi particolari.
    La domanda che mi ponevo da adolescente era:" Ma perchè i ricchi fanno i comunisti?".
    A questa mia ingenuità però la risposta era banale:"Per farsi i cazzi loro approfittando dell'ingenuità (nel caso...dei miei genitori)".
    Sto leggendo su Twitter utenti che parlano di coerenza e incoerenza.La,clip anche qui inserita nel dialogo,è chiarificatrice,secondo me,del contrario e cioè è un chiaro esempio della coerenza di costoro.
    Perchè se è vero che nell'esegesi del filmato è pregnante l'incoerenza con la realtà attuale rispetto al passato di costoro è anche vero,sempre secondo me,che ne rappresenta uno degli apici della loro coerenza elitaria che potremmo ridurre ad una famosa frase:"Io so io e voi non siete un cazzo".
    Da Maria Antonietta Finocchiaro a Barone Sveltroni,come a tutti i "magnanimi" apostoli della sx liberista e i loro cortigiani,ci troviamo di fronte a una chiaro esempio di coerenza elitaria e aristocratica a cui una gran parte dei pidioti piace appartenere,così,acriticamente,perchè fa bello e intellettuale nonostante il gran male al bucio di culo(spesso degli altri).
    Il tuo interlocutore non lo ha ancora capito.
    Suvvia! Non paragoniamo un Di Vittorio con baffettino!
    Dico una stupidaggine?
    Chiudo con l'Amleto:"Giudicate ogni uomo come suo merito,chi sfuggirà alla frusta?"
    Ma alle aristocrazie di cui sopra non gli darei due scudisciate ma cento!

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  3. Anonimo13:09

    Grazie Barbara. Post da incorniciare.

    Gio

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  4. Anonimo14:07

    Nonostante tutto mi sento ancora di sinistra, se sinistra vuol dire tutela dei diritti sociali e difesa delle libertà individuali

    G

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    1. E se invece la sinistra i diritti sociali te li toglie? Qui, scusa, ma devi scegliere. O vuoi i diritti sociali, o vuoi la sinistra. Oggi, tutte e due le cose non le puoi avere.

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    2. Complimenti Roberto, hai centrato il bersaglio.
      Ora sono curioso di vedere cosa risponde.

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    3. @ Moreno

      Grazie. Aggiungo però che capisco bene G. e chi la pensa, o piuttosto la sente come lui: perchè qui si tratta anzitutto di reazioni emotive (ed è giusto e normale che sia così, la reazione emotiva traduce sul piano percettivo una dimensione legittima e decisiva della personalità, molto più potente della razionalità, specie se intesa nel senso ristretto corrente oggi).

      Faccio un esempio personale, così ci intendiamo meglio. Io sono cattolico, e sono anche nemico politico del mondialismo. Non c'è alcuna contraddizione razionale tra le mia posizione politica e il mio cattolicesimo, perchè nella tradizione cattolica ci sono posizioni molto articolate e serie più che compatibili con essa. Però, la Chiesa cattolica attuale (non solo quella di papa Francesco) è schierata su una posizione culturale e politica mondialista, esattamente opposta alla mia.
      Conseguenza: per me, la Chiesa cattolica è un nemico politico. Continuo a essere cattolico, nel senso che continuo ad accedere ai sacramenti (la validità dei quali non dipende dalla posizione politica, dalla fede o dalle qualità personali di chi li amministra, ma dalla regolarità dell'ordinazione del sacerdote).

      La stessa identica cosa fa G, e chi la pensa o la sente come lui: "accede ai sacramenti" della "sinistra ideale eterna", per dirla con G.B. Vico, la cui "idealità" non dipende dalle qualità personali, dalla fede o dalle posizioni politiche degli attuali sacerdoti della sinistra.

      Il problema è questo: che io posso senza contraddizione insolubile e paralizzante essere nemico politico della Chiesa istituzionale e insieme accedere ai sacramenti della Chiesa, perchè i sacramenti non sono nè simboli, nè posizioni culturali o politiche: sono legame con l'invisibile, con la Trascendenza nel senso pieno della parola.(Poi, certo, preferirei che la vita me la facesse un po' più facile, ma il convento questo, passa).

      Invece, G e chi la pensa o sente come lui NON può "accedere ai sacramenti" della "sinistra ideale eterna" senza contraddizione insolubile e dunque paralizzante, perchè il SOLO piano dell'Essere nel quale si dispongono la cultura e l'azione politica della sinistra è l'esistenza. La politica si pensa e si fa sul piano dell'esistenza ovvero del tempo, quello in cui si nasce e si muore, non sul piano della Trascendenza ovvero dell'eterno.
      In altre e più semplici parole: chi continua a credere nonostante tutto alla sinistra ideale eterna, e dal "nonostante tutto" si rifiuta di trarre le conseguenze politiche razionali, sostituisce alla Trascendenza il Futuro. "Oggi, la sinistra realmente esistente è nostra nemica, ma dobbiamo restare fedeli alla sinistra ideale, perchè in Futuro, etc." Così, il fedele della sinistra ideale eterna si piazza alla fermata di un autobus che non passerà MAI (il "mai" umano, cioè un tempo molto lungo, di almeno una o due generazioni: perchè oltre a questo lasso di tempo è umanamente impossibile, e POLITICAMENTE INUTILE, fare previsioni).

      Segnalo che non è andata molto diversamente ai primi tempi del cristianesimo. Tanti, quasi tutti i primissimi cristiani si attendevano la Parusia, il ritorno trionfale e apocalittico di Gesù Cristo, nel giro di pochi anni. Non è andata così. Riflettendoci un po' su, i cristiani hanno poi imparato a distinguere l'eschaton in cui Dio "solvet saeclum in favilla" dal tempo ordinario, l'esistenza dall'eternità, la trascendenza dall'immanenza, etc.
      Il fedele della "sinistra ideale eterna" confonde l'eschaton con l'esistenza, e siccome all'Aldilà non crede, lo dispiega, in una specie di proiezione di Mercator, nel futuro; che con l'Aldilà presenta una analogia (clamorosa benchè fuorviante): è invisibile.

      Ricordo per concludere che secondo Carl Schmitt, ogni concetto politico ha sempre alle spalle un concetto teologico. Secondo me ha ragione.

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    4. Ah, gli equilibrismi dei cattolici! Sembra proprio che le religioni tradizionali siano questione per menti semplici o decisamente raffinate. Quelli nel mezzo - molti dei quali sono, citando Bagnai, "quelli che sanno di sapere" - se li son pescati gli illuministi...

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    5. Anonimo14:04

      Cosa rispondo? Che non voto per la sinistra da qualche anno. E che alle prossime elezioni voterò per Salvini.

      Ciò non toglie che, come ho scritto, credo nella tutela dei diritti sociali e difesa delle libertà individuali.
      Politicamente, come dovrei essere definito?

      G

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    6. @ G

      Dovresti essere definito una persona che tutela politicamente, nei limiti del possibile, il proprio interesse (che non significa esclusivamente portafoglio). Secondo la "Politica" di Aristotele, sei uno "zòon lògon èchon", un animale dotato di logos, cioè di capacità di ragionare e distinguere il bene dal male, l'utile dal dannoso: in altre parole un uomo, visto che è il logos a distinguere l'uomo dagli altri animali superiori.

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    7. Anonimo18:35

      Molto interessante il ragionamento di Buffagni.
      Non riguarda ovviamente solo la sinistra, ma anche quella cosa rivoltante nota come destra radicale.
      Io sono fascista, e ritengo che fra fascismo e destra radicale ci sia un abisso, cionondimeno l'ho capito tardi.
      E i miei camerati che sono stati abituati praticamente da sempre ad odiare gli Italiani ed amare l'Europa germanocentrica sono messi anche peggio.


      Matteo

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    8. Sì, Matteo, lo schema ideale/realtà è lo stesso per tutti, il contenuto può variare ma la forma no. Quando l'ideale è Trascendente nel senso pieno della parola è più facile sfuggire alla trappola (sai o dovresti sapere che i piani sono qualitativamente diversi, seppur misteriosamente comunicanti). Quando l'ideale è immanente, è più facile cascare nella trappola; parlando di destra radicale, ci casca gente di valore come G. Adinolfi. L'adesione alle nostre immagini di Bene mobilità il desiderio, che è illimitato, mentre l'azione politica efficace deve sapersi sempre limitata.

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    9. Ancora con sta distinzione tra fascisti, destra radicale, sinistra ecc ecc.
      Qui si ha a che fare con un manipolo di sociopati seduti a Brüssel è nei parlamenti nazionali del EZ che hanno dichiarato Guerra al popolo Europeo. In nessun altro paese in Europa questo è cosi chiaro come in Italia. Qui urge superare le divergenze tra sinistra è destra è fare gruppo per combattere i veri fascisti che appunto siedono a Brüssel è nei parlamenti del EZ.
      Per mè il piu grande È pericoloso fascista è seduto a Berlino è si chiama Schäuble subito seguito dal altro fascista seduto a Francoforte che si chiama Draghi.

      Non per caso sarha Wagenknecht (sinistra radicale) sostiene le politche economiche di Trump è il comunista Sapir sostiene la Le Pen.

      Besogna separarsi dalla curva nord/sud dello stadio. La situazione è gravissima è pericolosa.

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    10. @ Paolo Corrado

      Magari, però come vedi non è per niente facile. Aggiungo che Schauble, la UE, etc. NON SONO FASCISTI, ripeto NON SONO FASCISTI, sono i legittimi eredi delle potenze ANTIFASCISTE.
      Il primo passo per uscire dalle contrapposizioni farlocche è SMETTERLA DI COMBATTERE LA SECONDA GUERRA MONDIALE.

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    11. Mà...non capisco bene, sarà che ragiono sempre in base ai fatti, e secondo me si deve guardare nella tendenza del medio periodo: La ricchezza, è distribuita, all'incirca, a tutte le parti sociali in modo che nessuno debba trovarsi nella condizione di perdere la propria dignità? Ergo; esiste un meccanismo di compensazione, istituzionale e funzionante, che attenua fortuna e sfortuna?
      Se si; possiamo considerare questo sistema sociale, socialista, di sinistra etc etc.
      Se no; possiamo considerarlo fascista, cioè tendente a emarginare quella parte di società (ed è sempre quella più debole, non possiamo dimenticarci di questo) che non è riuscita a porre in atto le proprie istanze -- proprio perché non assimilabili dal pensiero comune dominante.

      Forse è solo una diversa concezione che abbiamo del "fascismo"?!
      Io lo considero come un principio fattuale riconducibile alla condizione biologica, animalesca, onticologica dalla quale veniamo, e che continua a manifestarsi ciclicamente.
      La natura è "fascista", ed è lottando per la sua trasformazione che "l'homo sapiens sapiens" diventa Umano -- ciò che io intendo per progresso.

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    12. @ Sandro Ceccato

      Mi arrendo. Se la natura è fascista, mi arrendo.

      Però, vedi, e scusa se insisto: non solo la natura NON è fascista, non solo è sbagliato dividere il mondo in sinistra(buono)/fascista (nobuono), ma questo errore, questo equivoco permanente italiano che mi ossessiona da una quarantina d'anni, è terribilmente incapacitante, pensare così e parlare così è come camminare con un blocco di cemento legato alle scarpe, parlare con la lingua ammanettata.
      Il fascismo è un fenomeno storico, concluso, con una sua ideologia, etc. L'idea che si tratti di una dimensione permanente, metafisica, ontologica della realtà, una Cosa Cattiva che di tanto in tanto ci fa visita tipo Sauron, non solo è un errore, ma implica un altro errore, oggi ancor più grave e incapacitante: che logicamente debba esistere un'altra, comnplementare Cosa Buona, anch'essa appartenente a una dimensione permanente, metafisica, ontologica, che ci visita anch'essa tipo un avatar di Brahma e che secondo te come si potrà chiamare? Se il Fascismo è la Cosa Cattiva, come si chiamerà la Cosa Buona? Forse Antifascismo? Secondo me, sì.
      Peccato però che l'attuale Cosa Cattiva contro la quale ci stiamo schierando sia figlia legittima dell'Antifascismo, delle potenze e delle ideologie che il fascismo storico hanno sconfitto sul campo nel 1945 (manca all'appello solo l'URSS, assente giustificata perchè non esiste più).
      Così vedi che non solo la tua teologia manichea (manichea nel senso letterale, la tua analisi disegna una teologia dualista nella quale esitono due principi equipotenti, uno Buono uno Cattivo, in perenne lotta) si complica parecchio, ma i conti della tua lettura storica e ideologica NON tornano, e non possono tornare mai.
      Non sarebbe più semplice vedere le cose per come sono? Dar loro il nome che hanno?

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    13. Eh, ma io l'ho virgolettato apposta. E'una forzatura.

      Allora...possiamo considerare la natura umana -- perlomeno l'ultima parte evolutiva -- come una relazione, un rapporto conflittuale, tra la sua parte biologica che ha come riferimento il DNA, e la parte metafisica, filosofica, cioè etica, che ha come riferimento la cultura?

      E questo rapporto non è forse conflittuale?
      E non è forse attraverso la lotta contro gli impulsi della sua stessa natura (che lo porta a uccidere un suo simile o a sottometterlo -- riproponendo questo impulso naturale in una struttura sociale contro altre strutture sociali) che l'uomo è riuscito ad emanciparsi dalla sua schiavitù di animale completamente in balia degli istinti?

      E non è forse solo attraverso la collaborazione ed il confronto tra idee e punti di vista molto distanti e differenti che sono stati compiuti i passi decisivi che ci hanno emancipati dalle forze disgreganti della natura (sete, fame, freddo) e che ci hanno permesso di adoperare queste forze a nostro vantaggio?

      Ecco, osservando le cose da questo punto di vista, cioè quello di una analisi che copra un certo lasso di tempo -- tutto è relativo -- considero "fascismo" tutto quello che cerca di distruggere me e i miei simili (cioè quelli che sono poveri come me).

      La scelta porta con se una decisione, e la decisione comporta inevitabilmente ciò che sta di qua e ciò che sta di là (e prima o poi bisogna scegliere, come quel personaggio di "Cent'anni di solitudine" che non era ne di destra ne di sinistra, ma che un bel giorno dovette decidere, pur se in cuor suo sapeva che nessuna delle due parti stava nel giusto assoluto -- ma bisognerà pur farsene una ragione)

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    14. @ Sandro Ceccato

      Grazie della replica e del chiarimento, ho capito meglio. Non mi lancio in una discussione sulla natura umana, il DNA, etc. Non la vedo come te, ma non è importante in questo contesto.

      Per tornare al punto. Per te, è "fascismo tutto quello che cerca di distruggere TE e i TUOI simili (cioè quelli che sono poveri come TE)".

      Se fosse un tuo linguaggio privato, non avrei niente da obiettare. Il fatto è che NON è un tuo linguaggio privato. Avrai certamente notato che in preparazione della guerra in Jugoslavia, in Irak, in Libia, in Siria, la propaganda degli aggressori ha stabilito che Milosevic, Saddam, Gheddafi, Assad erano "nuovi Hitler". Stanno meglio adesso i lavoratori e i poveri di quei paesi? Hai notato che l'argomento principale in base al quale gli elettori del PS francese sono e saranno invitati a votare per la destra repubblicana, nelle prossime elezioni probabilmente per Fillon che ha un programma lacrime e sangue per i lavoratori francesi, è che Marine Le Pen è "fascista" (anche se il programma economico di Marine è socialista). E Salvini com'è? E' "fascista". Eccetera. Pensi che sia un caso? Io non direi.
      Non è un caso, perchè le forze storiche realmente esistenti che oggi "cercano di distruggere te e i tuoi simili" sono le stesse identiche forze storiche ANTIFASCISTE che hanno distrutto il fascismo sul campo di battaglia, e usano la parola "fascismo" come il campanello che fa salivare il celebre e sventurato cane di Pavlov. In altre parole, ti/vi/ci dicono: "Noi siamo l'antifascismo, che ha già battuto una volta "tutto quello che cerca di distruggere voi e i vostri simili (cioè quelli che sono poveri come voi"). Chi si oppone a noi è fascista, e come allora vuole distruggervi. Non badate a quel che dice, badate a quel che è in essenza: fascista. Lo sappiamo, anche noi abbiamo difetti, le cose non vanno come vorremmo, c'è la crisi, ci sono problemi, etc.: ma NOI siamo antifascisti, cioè dalla vostra parte per natura e per sempre; gli altri sono fascisti, cioè contro di voi per natura e per sempre".

      E la gente ci casca, caro Ceccato, si infila a interi banchi in questa tonnara fascismo/antifascismo. Smettiamola, per favore, per il bene di tutti.

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    15. Certo, è vero, credo sempre che le persone sappiano da quale posizione logica mi esprimo.
      Le mie considerazioni partono sempre da una posizione che potremmo definire antropologica.
      Quando parlo di fascismo, intendo quello metafisico, di principio. E poi diciamocelo, non mi sta ad ascoltare nessuno...quindi mi prendo certe libertà :).

      Ok, di là i buoni e di fronte i cattivi, e noi la "terza via".
      Ma dove sarebbe la base di questa terza via?

      Magari tra intellettuali nelle città si riesce anche a impostare e strutturare ragionamenti che hanno una struttura "sostenibile". Ma io nella piccola provincia trovo solo immaginari da vicolo cieco, e una sostanziale incapacità di immaginare scenari diversi e possibili.

      La terza via non è minimamente contemplata, nè contemplabile, per questo non sono molto ottimista al riguardo del lungo periodo, perché la provincia in Italia (e sto parlando della provincia "ricca" e "laboriosa" del nord) è fondamentale, ma, facendo un'analogia, è piazzata come il sud di trent'anni fa, cioè culturalmente devastata.

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    16. @ Sandro Ceccato

      La terza via non c'è. Ci sono moltissime intenzioni e progetti politici all'interno di entrambi i campi in conflitto (globalismo/mazionalismo) ma la terza via non c'è, perchè in guerra i campi sono due, e solo due.
      E' per questa ragione che ti invitavo a lasciar perdere il "fascismo metafisico", perchè quando dici "fascismo", senza volerlo tu favorisci uno dei due campi (il campo globalista, che non ti piace).

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  5. Mai banale , ottimo lavoro .
    Arrivato a 55 anni da 15 almeno incorso in alcune crisi personali , Male Oscuro , sperimentato 2 anni di psicoterapia , quasi 2 di meditazione trascendentale ..sic , sono affezionato a Big Pharma e i 10 mg di Paroxetina giornaliera controllati da un Neurologo che ritengo illuminato , Non li dimentico certo al mattino ...Sono stato troppo male , specie nelle ricadute ... magari potrei farne a meno ( da 3 anni ho scperto il gioco intellettuale e e specie antropologia e politica , Io che mi ammazzavo nel fare fisicamente specie nello Sport) .
    Ora vorrei continuare a sentirmi cosi' : energetico e voglioso di fare e lasciare qualcosa ai miei figli e alla nostra' comunita '
    Grazie dei suoi Post .

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  6. Anonimo15:17

    Ho sempre sostenuto che i compagni sono dei cyborg con una "intelligenza" centralizzata che ha sede nelle cantine del Partito, da qualche parte ci deve essere anche un'antenna a cui sono collegati quelli che erroneamente definiamo i "cervelli" dei compagni, ma che in realtà sono solo dei "terminali" incapaci di decidere altro che non siano cose basiche: fame, spesa, telefonino... per le cose "alte" c'è il Partito.
    Ultimamente l'aggiornamento emesso dal Partito circa cosa/chi sia Renzi, è:"non è di sinistra" tutti i compagni mi rispondono allo stesso modo: "Renzi non è di sinistra" così mi diverto a tormentarli, è uno spasso, una cosa che li ferisce molto è paragonare il loro atteggiamento alle "5 fasi dell'elaborazione del lutto" il primo è la negazione, poi viene la rabbia... il Partito non ha ancora pronta una patch d'aggiornamento per permettere ai suoi cyborg, pardon: compagni, di replicare, così mi vanno in blocco, sguardo assente elettroencefalogramma piatto, convulsioni ah ah
    La patch d'aggiornamento sperimentale, ovvero, citare i nomi di veri sinistri compagni è a sua volta fallata, ad esempio Giulietto Chiesa quello con i baffoni da Stalin, corrispondente da Mosca per l'Unità, è un esempio di vero compagno, cioè un ipocrita voltagabbana: infatti non attese nemmeno un giorno a saltare sul carro dei vincitori, già nel 1989 il Giulietto comunista duro e puro lavorava per l'altra sponda a Radio Liberty nota emanazione della CIA, ma dato che è un compagno stakanovista lavorò sodo, sempre per i suoi nuovo padroni al Wilson Center, Kennan Institute for Advanced Russian Studies di Washington. Conferenze in quindici università e istituti di ricerca americani, Dipartimento di Stato, Rand Corporation etc ecco un vero compagno di sinistra e da "padri" del genere che poi nascono i Renzi.
    Bernardo G.

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    1. brasileottanta21:08

      I Borg !! ecco dove erano finiti , tutti 'compagni'

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  7. Sto leggendo in questi giorni Hotel Lux, di E. Bettiza, e leggendo l'altra sera il ritratto che fa di Dionisi (alias il compagno Togliatti, nella segreteria del Comintern negli anni delle purghe staliniste), diviene chiaro come la doppiezza sia nel dna del comunismo, che Bettiza definisce, per averlo conosciuto, frequentato e ripudiato, "l'altro fascismo", e che in Europa, tantomeno in Italia, nessuno ha mai pubblicamente rinnegato né nessuno che sapesse cosa sia stato davvero il comunismo ha mai svelato i suoi efferati crimini e le sue distorsive menzogne, attuando ancora una volta quel trasformismo dal comunismo al buonismo apparente dei tempi recenti.

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  8. Nicola Fusco18:04

    Vabbe', ma io non ho capito: in definitiva, se non "comunista", ti definiresti ancora "di sinistra", oppure sei passata armi e bagagli al credo capitalista, ovvero che noi meschini se possiamo mangiare è solo grazie alle briciole che cascano dalla tavola di capitalisti ed alti borghesi?
    E comunque, definiresti l'attuale PD come un partito di "sinistra vera", o no? oppure ritieni che il PD rappresenti la "naturale evoluzione" della sinistra? ma in quest'ultimo caso, tu, politicamente come ti poni? "accetti" questa "naturale evoluzione", o, in qualche modo, ne rimani contraria?

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    1. Quando sono arrivata a capire l'inutilità delle etichette per definire la politica, ho smesso di sentirmi in obbligo di scegliere da quale parte politica stare.
      Non c'é alcuna sinistra, non c?è alcuna destra, se pensiamo a queste due misurandole con ciò che queste hanno rappresentato in passato.
      Oggi esiste la politica dell'interesse del capitale, punto.
      Ma, volendo (e potendo) rispolverare etichette del passato, immaginostarei dalla parte dei liberali alla Gobetti con una spruzzatina di anarchici socialisti alla Durruti.
      Ma siamo ancora nell'immaginario, alla letteratura politica, all'evocazione di ciò che non esiste più.
      Meglio coltivare le proprie idee e acontentarsi di agire per sé in linea con ciò in cui si crede, senza attendere né sognare altri teorici della rivoluzione a dirci chi o cosa dobbiamo essere. Tantomeno c?è bisogno di chi ci dica cosa dobbiamo votare: chi ha bisogno di suggerimenti di voto ha ancora bisogno di Francesca, per stare al post, non è utile né a se stesso né a nessun altro che al burattinaio che gli muove i fili...

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    2. Nicola Fusco00:44

      Credo, più o meno, di capire il tuo stato d'animo, anche se Gobetti e Durruti, oggettivamente, si mischiano male...
      Ma il dubbio che mi rimane è che fine faccia il cosiddetto "sociale", se ci limitiamo a ritirarci nella coltivazione delle nostre idee, agendo per noi stessi, in linea con ciò in cui crediamo...

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    3. Gemtile Nicola, la mia formazione e' stata circa-marxista, quindi e' inevitabile che mi batta il cuore quando vedo bandiere rosse et simili. Ma finisce tutto qui, io vivo e prospero (vabbe' adesso meno) grazie al capitale ed alle multinazionali. Grazie a gente si' avida ed egoista, ma che investe intelligenza ed energia per migliorare il mondo. Possiamo disquisire cento anni, ma l'acqua calda, l'energia elettrica, l'immensa liberta' di movimento - che ci fa vivere 10 vite rispetto a quelle che poteva vivere un nostro avo - senza riforma, illuminismo, capitalismo ce li scordavamo. Bello o brutto? Forse solo fra 10.000 anni si potra' capire. Le conquiste sociali sono un riflesso - fondamentale - della macchina che si e' messa in moto nell'800. E' inutile cazzeggiare, non e' apparso nessun modello alternativo credibile, quindi i casi sono due, o crolla tutto per autodistruzione di una macchina lasciata girare in folle, o si autoregola, si torna a quote piu' normali. La regolazione, il tuning, la contrattazione, questi sono gli spazi di chi e' "a sinistra". Sono gli spazi di chi non e' avido, non e' ambizioso, non e' competitivo, e' nato con una dose di empatia che non gli permette di sgomitare per emergere. Ma guai a tarpare le ali agli ambiziosi, vanno solo tenuti un po' sotto controllo...

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    4. Ed ovviamente, GRAZIE Barbara!

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    5. Nicola Fusco13:42

      Va bene. Avete vinto. "Me ne faccio una ragione".

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  9. Articolo straordinario, grazie Barbara.


    Avevo scritto un commento piuttosto lungo ed articolato ma il browser ha deciso di andare in crash qualche secondo prima di postarlo. Un sentito grazie anche alla tecnologia.
    Lo riscrivo ma più schematicamente, sperando che non risulti troppo semplicistico.


    1) opererei una distinzione fra livello culturale e livello "materiale" (cioè di effettiva "traduzione" in termini di governo effettivo) dell'ideologia politica, di destra come di sinistra. Certe correnti di pensiero riescono a garantire una certa coerenza fra i due livelli, altre la perdono completamente, altre ancora sono (direi quasi per definizione) impossibilitate a tradurre in pratica i valori di riferimento, perchè incapaci di conquistare il potere.


    2) condivido abbastanza che la "traduzione politica", cioè la concretizzazione effettiva della cosiddetta "sinistra comunista", abbia tradito i valori di riferimento e non possa che tradirli, nel contesto storico, economico e sociale che conosciamo.


    3) credo però che esistano altri modelli culturali di sinistra, capaci al tempo stesso di misurarsi sul piano pratico (cioè di conquistare democraticamente il potere) e di tradurre coerentemente i valori di riferimento (cioè di non tradire l'elettorato).

    Tu stessa, Barbara, ricordavi l'esperienza socialista in Italia: non solo quella seppellita da tangentopoli, che forse già ne rappresentava una parziale degenerazione, ma soprattutto i 3 decenni precedenti, quelli del miracolo economico, dell'impressionante sviluppo industriale, della redistribuzione della ricchezza, della formazione della classe media. Quelli incarnati forse meglio di chiunque altro dalla luminosa figura di Enrico Mattei, che non si dichiarava socialista (come non era socialista il governo in carica), ma la cui azione permise di fatto l'incarnazione di politiche di stampo socialista in Italia.
    Ed anche fuori dall'Italia di esempi ne abbiamo avuti parecchi, ad esempio il decennio argentino post-Menem.


    (CONTINUA)

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    1. (SEGUE)


      4) insomma credo che una "vera sinistra" possa e debba esistere, anche sul piano politico oltre che su quello culturale.
      In Italia avremmo anche dei riferimenti piuttosto solidi sia a livello di analisi tecnico-economica (penso ai vari Cesaratto, Bagnai, Galloni ed altri) che di analisi socio-politica (il primo che mi viene in mente è Mimmo Porcaro).

      Allora perchè non si traduce in effettiva esperienza di governo? Forse perchè, in effetti, se di tecnici, analisti ed accademici ne avremmo a iosa, ci mancano invece gli uomini politici. Oltre a Porcaro stesso mi vengono in mente ben pochi. Fassina? Pavido. D'Attorre? Impalpabile. Privi di killer instinct.
      Insomma mancano (per ora) quegli esponenti politici dotati di sufficiente personalità, coerenza, coraggio e carisma da attrarre una massa critica di voti.

      Sino all'altroieri avrei pensato che mancava anche l'elettorato stesso.
      Da decenni l'opinione pubblica italiana (ed in generale quella occidentale) sono drogate da un sistema mass-mediatico che non lascia spiragli rispetto alla narrativa PUDE / TINA. Chiunque se ne discosti è tacciato nel migliore dei casi di "populismo", nel peggiore di "razzismo", "sessismo" e via dicendo.
      In un simile, collaudato e totalizzante sistema di propaganda, era assai arduo sperare che fiorisse nell'elettorato una consapevolezza abbastanza diffusa da legittimare forze politiche alternative.

      Ora però questo sistema, con il massacrante uno-due Brexit-Trump, è finito alle corde in un angolo del ring. Forse è davvero giunta l'ora dell'uppercut definitivo (per quanto "definitivo" possa essere un processo storico).


      Per ora il pugile meglio attrezzato al colpo del KO sembra decisamente essere quello "de destra".
      Bagnai ha spiegato meglio di chiunque altro perchè questo sia primariamente una colpa della sinistra, o per meglio dire della "sinistra politica".

      Il pugile "de sinistra" saprà farsi spazio sul ring?
      Onestamente non ne ho idea: i mezzi ce li avrebbe, ma siamo nel territorio del "è intelligente ma non si applica".

      Però il pugile esiste, ed è questo che intendevo dire.




      Un saluto
      Anakyn

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  10. Anonimo20:56

    Incommensurabile. Grandissima BARBARA.
    GBSanviti

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  11. Sembra quasi che la sinistra sia "Femmina" e come tale incapace di esprimere un Leader e comdividerne in maniera ordinata le direttive, piuttosto che esprimere finta lealta' per poi pugnalare da tergo . . Non sto pensando all'Uomo Forte , piuttosto ad un Front Man che ci metta carisma ed immagine al,servizio di quei tecnici e pensatori che comunque ci dicono che non faranno il partito .

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  12. Anonimo23:06

    Questo psicodramma della "sinistra tradita" mi fa un po' ridere. Siamo infatti solo davanti all' infantilismo politico di masse semicolte ma tanto piene di se da non vedere che l' essenza di questa fase politica e' una "lotta di classe" che vede (purtroppo) sconfitti i salariati, e che elemento fondamentale di questa sconfitta sia stato il tradimento delle "elites" autodefinitesi come loro "rappresentanti".

    E questo tradimento e' la naturale conseguenza del fatto che nell' arco di un secolo la "radicalborghesia" ha infiltrato il "movimento socialista" ponendosi "alla sua guida" e trasformandolo in generica "sinistra" , categoria "morale" che, e' bene ricordare sempre, all' inizio definiva solo la posizione dell' ala radicale nel parlamento borghese , quando i salariati , PER CENSO , nemmeno avevano il diritto di voto ...
    ws

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    1. Anonimo07:52

      Concordo con Anonimo delle 23.06 nel ritenere che alla base dell'adesione alla "sinistra" della gente vi sia anche una buona dose di narcisismo. Voi mettere sentirti moralmente e intellettualmente superiore? dare patenti di ignoranza agli altri? E a poco prezzo! una tempo di sinistra erano l'operaio che si faceva il mazzo e il salariato che rivendicava dei diritti, i testi di riferimento erano quelli di Marx e compagnia. Oggi i sinistri sono persone che in larga misura hanno lavorativamente la fortuna di essere sottratte (o almeno meno interessate) alle dinamiche economiche liberiste più spinte e che culturalmente si nutrono di Internazionale, Huffpost e dell'ultimo evento culturale modaiolo, in cui le solite facce dibattono sui soliti temi dando risposte in gran parte scontate.

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    2. Il punto della questione mi pare questo: che il conflitto principale oggi in corso nel mondo NON è lo scontro tra Capitale e Lavoro, per la semplice ragione che questo scontro è già avvenuto, il Lavoro ha rovinosamente perduto (si è suicidata la sua base di potenza, l'URSS) e il Capitale ha trionfalmente vinto. La contraddizione resta perchè è permanente, ma oggi è politicamente inattiva. Tra Capitale e Lavoro, fino a data da destinarsi, c'è pace, una pace cartaginese o tacitiana ("fanno un deserto e lo chiamano pace", nel 'De Germania').
      Oggi lo scontro principale nel mondo è tra globalismo e nazionalismo, che è uno scontro fra campi interclassisti, perchè in entrambi gli schieramenti sono compresenti settori di Capitale e settori di Lavoro. La posta in gioco dello scontro sono gli Stati (chi li controlla, e a quale fine li usa).
      Se il Lavoro non si schiera con il nazionalismo, non ha speranza alcuna di riaprire la partita con il Capitale, perchè l'unica potenza in grado di opporsi validamente al Capitale sono proprio gli Stati nazionali, democratici o cesaristici che siano.

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    3. Anonimo13:52

      Se il Lavoro non si schiera con il nazionalismo, non ha speranza alcuna di riaprire la partita con il Capitale, perchè l'unica potenza in grado di opporsi validamente al Capitale sono proprio gli Stati nazionali, democratici o cesaristici che siano.

      sintesi perfetta
      ws

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    4. Concordo, sintesi perfetta. A cui aggiungerei che

      1 - lo scontro tra Capitale e Lavoro si è sempre combattuto al confine tra nazionale e internazionale, se non altro perché il Capitale nasce e vive "internazionale" - e se dal dopoguerra per un quarto di secolo il lavoro ha potuto se non altro combattere è perché il contesto istituzionale, a livello globale, era quello della repressione finanziaria. Non appena il Capitale ha potuto ricominciare a muoversi (ed è successo prima della caduta dell'URSS) è arrivata la débâcle del lavoro.

      2 - se, come ci insegna Buffagni, la questione preliminare è definire chi è il nemico, il contendente "nazionale" è riconoscibile in modo abbastanza intuitivo, concreto - i cittadini, gli elettori, i residenti fiscali di uno Stato nazionale, in qualsivoglia modo li si voglia identificare - quello globale invece mi sembra molto più sfuggente e astratto, in una metamorfosi perenne tra pubblico e privato, mobile e immobile, radicato e sradicato.

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    5. @ mikez73

      1) Nel secolo scorso, il campo Lavoro ha consolidato una base di potenza che ha resistito per 70 anni solo dopo aver scelto con Stalin "il socialismo in un solo Paese", cioè il nazionalismo. La corrente globalista del comunismo (Trotzky) è stata battuta, anche se ha continuato ad esistere: impossibile cancellarla con tutte le piccozze del mondo, perchè il movimento comunista ha codice genetico globalista e universalista. La corrente globalista del movimento comunista è poi riemersa dopo l'implosione dell'URSS, in forme a prima vista irriconoscibili, e ha animato il nuovo globalismo: il neowilsonismo aggressivo dei neoconservatori USA, l'europeismo UE, etc.

      2) Il contendente globale appare "sfuggente e astratto" perchè è una potenza dell'aria e dell'acqua (l'animale simbolico-totemico degli USA è l'aquila marina). Il conflitto è tra impero marittimo e impero terrestre, ed è anche un conflitto simbolico tra due modi di vivere e intendere il mondo e l'uomo. Le divisioni tra i due campi, però, passano ALL'INTERNO degli Stati e delle nazioni. L'analogia corretta è con la guerra di religione tra Protestantesimo e Cattolicismo. Anche allora esistevano due principali basi di potenza dei due campi (Impero spagnolo cattolico, terra, Inghilterra protestante, mare); ma la divisione tra cattolici e protestanti si riproduceva all'interno di tutte le nazioni europee, tranne quelle dove i rapporti di forza fossero tali da eliminare radicalmente dalla scena politica uno dei due partiti (Spagna e Italia per il campo cattolico, Paesi Bassi post vittoria di Guglielmo di Orange e Inghilterra post fallimento dell'invasione spagnola).
      Come allora, ci sono due piani principali del conflitto:
      1) il conflitto DIRETTO tra le basi di potenza dei due campi (oggi, USA-Russia)che però, salvo derive irrazionali o gravi errori di calcolo politico, non può esprimersi sul campo di battaglia: c'è l'armamento nucleare strategico
      2) il conflitto INDIRETTO tra i due campi, che si svolge ovunque la divisione politico-culturale si riproduca, e cioè ALL'INTERNO delle nazioni interessate. Questo conflitto indiretto si può esprimere sia sul campo di battaglia (v. Siria) sia nei parlamenti e nelle competizioni elettorali (v. Europa), e ha come posta la direzione degli Stati: chi dirige lo Stato può allinearlo con l'uno o l'altro dei campi in conflitto. Ecco perchè la Brexit e la vittoria di Trump sono fatti storici di grande importanza: perchè possono (sottolineo "possono") rappresentare il ritiro temporaneo dal conflitto di due Stati che sono la base di potenza del campo globalista/marittimo; una tregua nel corso della quale il campo nazionalista/terrestre (sinora il più debole) ha la possibilità di consolidarsi, rafforzarsi, e cercare nuove alleanze.

      La dimensione culturale e simbolica del conflitto è decisiva, sia perchè lo scontro è tra due modelli alternativi di esistenza, sia perchè lo scontro militare aperto è precluso dal rischio di annichilimento reciproco (non si può cercare la decisione ultima sul campo senza rischiare la catastrofe universale).

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    6. Del massimo interesse questa intervista a Steve Bannon, ora "consigliere strategico" di Trump, prima direttore della sua campagna elettorale (è subentrato nel momento più difficile), proprietario del sito Breitbart News.
      ""I'm not a white nationalist, I'm a nationalist. I'm an economic nationalist," he tells me. "The globalists gutted the American working class and created a middle class in Asia. The issue now is about Americans looking to not get f—ed over. If we deliver" — by "we" he means the Trump White House — "we'll get 60 percent of the white vote, and 40 percent of the black and Hispanic vote and we'll govern for 50 years. That's what the Democrats missed. They were talking to these people with companies with a $9 billion market cap employing nine people. It's not reality. They lost sight of what the world is about." Il titolo dell'intervista è tratto da una frase di Bannon, che evidentemente sa bene in che gioco si è messo: Thomas Cromwell, primo ministro figlio di nessuno, odiatissimo dai Pari d'Inghilterra, è stato arrestato in piena riunione del Consiglio della Corona dai suoi colleghi ministri e fatto fuori. In bocca al lupo a lui.

      http://www.dedefensa.org/article/un-neo-jacksonien-a-la-cour-des-tudors





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    7. Lungo intervento di Stave Bannon a una conferenza in Vaticano, nel 2014. Questa è una persona intelligente. Da leggere assolutamente.

      https://www.buzzfeed.com/lesterfeder/this-is-how-steve-bannon-sees-the-entire-world?utm_term=.qovVjDVLr#.egREWOEXR

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    8. grazie per la risposta. Il dono della sintesi è uno dei più ammirevoli, soprattutto quando la sintesi non riguarda solo la capacità di condensare un pensiero ma quella di cogliere le linee di forza e sviluppo della storia. Una sintesi di cui io in questo momento non sono capace, perché non sto capendo, mi sento come una mosca dietro il vetro di una finestra. I motivi della confusione sono diversi, per esempio

      - che rispetto alla traiettoria di fondo del capitalismo come ratio del mondo (da diciamo 4 secoli a questa parte), tanto i trenta gloriosi keynesiani che i 70 anni sovietici appaiono degli epifenomeni, dei momenti di pausa; che lo stalinismo abbia rappresentato il momento nazionalista del comunismo non ci avevo pensato, e col senno di poi sembra ovvio, più che altro a me aveva sempre inquietato negli ultimi tempi l'origine trotzkista dei neo-con americani, in una sorta di connubio tra capitalismo e comunismo (o almeno delle loro apologetiche) come se fossero il diritto e il rovescio di uno stesso tessuto - e di cui il delirio europeista mi sembra una concreta testimonianza. Quello che stanno facendo alla Grecia mi sembra terrificante, e io mi sento tanto un kulako prossimo venturo.

      - mi rendo conto di usare qui comunismo quasi come sinonimo di gestione statale. Ma in effetti come sottolinea lei il campo di battaglia è appunto quello, lo Stato. Nel libro "La nuova ragione del mondo" i due autori Dardot e Laval spiegano bene come si debba abbandonare il luogo comune che, nel tempo neoliberale, si stia assistendo a una diminuzione del ruolo dello Stato in nome del mercato, quel ruolo è sempre più invasivo ma con nuove funzioni e in campi diversi da prima.

      - l'analogia con la guerra anglo-spagnola, e con la guerra di religione dell'epoca, illustra molto bene come il conflitto si possa incarnare anche a livello locale. C'è un però: quelle guerre erano pre-capitaliste, o almeno hanno accompagnato l'inizio del capitalismo come regime di vita, qui ora siamo in una fase completamente matura, in cui la ragione del capitale ha penetrato ogni interstizio della vita comunitaria e perfino dell'identità dei singoli. Tra le forze del campo avversario mettiamo anche le FANG (Facebook, Amazon, Netflix, Google), o no? Perché se stiamo comunicando su un computer è grazie a loro. Che ne è di una guerra in cui il nemico oltre al suo esercito possiede anche le tue infrastrutture, le tue fonti d'acqua e quasi l'aria che respiri?

      - nel commento di ieri sera avevo cancellato all'ultimo un terzo punto, che recitava più o meno così: insomma, terra o mare? Il filosofo Jacob Taubes si chiese a lungo perché le due più grandi menti di Germania fra le due guerre, Heidegger e Schmitt, avessero aderito al nazismo, e l'unica risposta che si diede è che erano entrambi cattolici, come Hitler. A Taubes piaceva provocare (peraltro negli ultimi anni di vita intrattenne con Schmitt una corrispondenza epistolare e lo andò a trovare, pur di capire) io per anni ho pensato che fosse una risposta plausibile, una testimonianza di come la dimensione religiosa e simbolica rimanesse decisiva, ma più passa il tempo e più mi sembra una non-risposta. Il segno di una resa intellettuale. Con questo non voglio sminuire l'importanza della dimensione culturale e simbolica del conflitto, anzi - è solo che alla domanda, Taubes non ha risposto.

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    9. @ mikez73

      Grazie della replica. Provo a risponderle.

      1) Cerco di semplificare al massimo perchè penso sia importante anzitutto cogliere le linee strategiche del conflitto. Sul piano operativo e tattico bisogna analizzare con minuzia, sul piano della strategia e della grande strategia bisogna semplificare.

      2) Diceva Preve, e io sottoscrivo, che sia il keynesismo e il New Deal roosveltiano, sia fascismo, nazismo e comunismo staliniano, sono tentativi del Politico di riprendere l'iniziativa rispetto all'Economico (al Capitale). I "trenta gloriosi" si possono forse intendere come momento di equilibrio tra i due campi: il welfare State europeo come frutto dell'equilibrio di potenza tra URSS e USA, Terra e Mare, etc.

      3) ENTRAMBI i contendenti sono costretti a usare anche "le armi del nemico". Non si dà e non si può dare una formazione sociale che sia fin nelle midolla esclusivamente "marittima" o "terrestre". Sempre semplificando al massimo: se Mare è sradicamento, dinamismo, dissoluzione,disordine, e Terra è radicamento, stabilità, consolidamento,ordine, lei vede che nessuna società può riprodursi senza accogliere in sè motivi dell'altra. Noti per inciso che la guerra porta sempre i nemici a rispecchiarsi l'uno nell'altro (è da qui che viene anche la tipica rincorsa verso gli estremi che può condurre alla guerra assoluta). Qui viene alla mente il tema taoista della reciproca implicazione di Yin e Yang, sul quale non mi diffondo perchè non ne so abbastanza.

      3) Non conoscevo questa diagnosi di Taubes (del quale non ho letto niente), grazie. Mi sembra una idea intelligente. Secondo me Heidegger e Schmitt hanno aderito inizialmente al nazismo perchè il nazismo gli è sembrato un argine alla dissoluzione: cioè a dire che del nazismo hanno colto anzitutto la polemica antiliberale e antiweimariana (li preoccupava meno il comunismo sovietico, nel caso di Schmitt anche perchè condivideva lo "spirito di Tauroggen" prussiano, filorusso; Haidegger non so, non ne ho letto abbastanza). In questo la loro cultura cattolica c'entra di sicuro, perchè nel cattolicesimo c'è un nocciolo duro, dogmaticamente espresso nella Presenza Reale della carne e del sangue di Cristo nell'Eucarestia, che sacralizza e santifica la realtà materiale del mondo, e lega indissolubilmente aldiqua e aldilà. Il cattolicesimo, insomma, è Terra. Hitler è sicuramente cattolico anche lui, tant'è vero che la sacralizzazione cattolica della realtà materiale in lui si esprime (in forma gravemente patologica e blasfema, con un innesto genetico tra cattolicesimo, tradizionalismo pagano e positivismo scientista) nella sacralizzazione del sangue ariano e del suolo germanico. Come osservavo in un altro intervento, la religione non è solo pensiero teologico o filosofico; è materiale fissile, handle with care. Se vuole sapere come la penso sui rapporti tra protestantesimo e cattolicesimo può trovare qui dieci tesi sulla guerra di religione prossima ventura (che poi è già iniziata): http://www.leparoleelecose.it/?p=21884

      Cordiali saluti.

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    10. Anonimo19:09

      Heidegger cattolico?
      Hitler cattolico?
      Eh?


      Matteo

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    11. Si parla di cultura cattolica, non di cattolicesimo confessionale. Hitler e Heidegger sono nati in paesi cattolici, hanno respirato un'atmosfera simbolica cattolica, qualcosa è rimasto, e si vede. La scissione tra paesi protestanti e paesi cattolici è MOLTO profonda, interessa l'emotività, la dimensione prerazionale,la forma del desiderio, del piacere, del dolore. La guerra di religione europea è uno spartiacque verticale decisivo.
      Poi Hitler il papa lo avrebbe fatto tranquillamente arrosto, Heidegger non andava a Messa, etc. Il cattolicesimo di Schmitt viene dichiarato e tematizzato perchè è un cardine indispensabile del suo pensiero; dal punto di vista esistenziale e personale non mi risulta che il cattolicesimo lo emozionasse un gran che.

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    12. Anonimo19:38

      veramente non si parlava, da quel che mi è parso di capire, di "cultura cattolica".
      è stato detto che Heidegger e Hitler (lasciamo perdere Schmitt che era dichiaratamente cattolico indi non ho motivo di dubitarne) ERANO NAZISTI IN QUANTO CATTOLICI.
      No.
      Non erano cattolici, non erano cristiani e di fatto uno non era nemmeno credente (Heidegger).
      L'altro, sinceramente, non l'ho mai capito cosa gli frullasse realmente in testa.


      Matteo

      Elimina
    13. Se hai inteso così mi sono fatto capire male. No, NON erano nazisti in quanto cattolici, e il nazismo come ideologia e fenomeno storico è totalmente incompatibile con il cristianesimo.
      Preciso: sia Hitler sia Heidegger sono sensibili, in forme diversissime, alla sacralità della materia, del sangue e della carne. E' probabile che questa sensibilità gli derivi dal loro cattolicesimo, inteso come lingua materna delle emozioni e del pensiero, per così dire. Sono anche entrambi molto sensibili alla forze dissolventi della modernità, sperimentano la dissoluzione e lo sradicamento come grave minaccia esistenziale. Possono l'uno aver creato il nazismo, l'altro avervi aderito, ANCHE come reazione a questa minaccia di dissoluzione e sradicamento (che tra l'altro per Hitler fu esperienza personale molto dolorosa).

      Elimina
    14. Si ridisegnano gli schieramenti della guerra dei Trent'anni. Il candidato di destra alle presidenziali austriache dice che all'Austria converrebbe far parte del Gruppo di Visegrad (Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria)

      http://www.ranksays.com/visit/visegradpost.com

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    15. Carissimi, sono andato a controllare le parole esatte, visto che non prendevo in mano Taubes da dieci anni.
      Cito dal librettino della Quodlibet, "In divergente accordo. Scritti su Carl Schmitt." A pag. 31, parte di una conferenza di Taubes del 1985 dal titolo "C.S. Un apocalittico della controrivoluzione":

      […] Dell'episodio scrissi al mio compagno di studi 'svizzero' Armin Mohler, aggiungendo all'aneddoto una riflessione generale sul problema dell'intellettualità fascista. Scrissi più o meno che, per me, Martin Heidegger e Carl Schmitt erano gli esponenti di maggiore importanza dello spirito tedesco dei tardi anni venti e del principio degli anni trenta. Il fatto che entrambi s'impelagarono con il regime di Hitler mi pone di fronte a un problema che non posso acquietare facendo riferimento all'appello, tipico del nazismo, alla bassezza degli individui. Nella lettera menzionavo inoltre il fatto che entrambi provenivano dall'area cattolica, come del resto anche Hitler e Goebbels. […]

      E poi a pag.79 da un seminario sulla Lettera ai Romani di Paolo:

      "[…] Ho riflettuto molto a lungo sul problema, e ho trovato qualcosa in comune - beh, prendetelo cum grano salis, ma è da intenderlo seriamente - qualcosa in comune tra Carl Schmitt, Heidegger e Hitler. Riuscite ad immaginarvi qualcosa? Ve lo voglio porre come indovinello. Esiste una comunanza molto profonda. Cosa c'è in comune tra Adolf Hitler come persona, Heidegger come persona e Schmitt come persona? Voglio dirvi senza mezzi termini cosa penso. Su questo punto sarò molto concreto.

      La mia prima tesi è: la cultura tedesca della Repubblica di Weimar e dell'epoca guglielmina aveva una sfumatura protestante e leggermente ebrea. Questo è un factum brutum. Le università erano protestanti. Certo, c'erano anche riserve cattoliche, e da qualche parte, a Monaco, una contro-università, e poi, che so, a Bonn, eccetera. Ma questo non contava nulla, meno che mani nell'esegesi. Catholica non sunt legenda.

      La mia seconda tesi è: tutti e tre sono radicalmente cattolici. E questo non è poco. Per venire ai due intellettuali: non hanno vita facile all'interno dell'università tedesca, e si conquistano un posto con un gesto di distruzione e annichilamento di ciò che li precedeva, ovvero del consenso liberale di matrice giudaico-protestante […] Per prima cosa sono uomini guidati dal risentimento: proprio grazie al genio del risentimento, però, essi riescono a leggere le fonti in modo nuovo, Heidegger, l'allievo dei Gesuiti, ha letto in modo nuovo Calvino, Lutero, Kierkegaard. […]
      Lo stesso vale per Schmitt. Lui non era ebreo, ma un legittimo antisemita cattolico - sull'antisemitismo popolare cattolico mi ha impartito lezioni."

      In realtà Taubes si sofferma sempre su MH e CS, non su Hitler, per il quale l'"eh?" di Matteo è più che giustificato, ma anche io l'avevo sempre inteso in linea con Buffagni come humus culturale in senso ampio - subito nell'infanzia e impresso come matrice fondante più che adottato consapevolmente da adulto.

      Inoltre, rileggendo il libretto, il vero punto di fascinazione, o comunione, secondo T. sarebbe stato l'antisemitismo:

      Mi è stato chiesto se con Carl Schmitt ne ho parlato. Abbiamo parlato soltanto di questo. "Sì - mi diceva - cosa vuole da me, si attenga a Peterson, e a quanto ho citato da lui: 'La Chiesa c'è solo perché gli ebrei non hanno accettato, perché non vivono nella fede'. La Chiesa - aggiungeva Schmitt - è coscientemente ambivalente, io sono cristiano e non c'è altra possibilità di esserlo, se non con una punta di antisemitismo.

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    16. Anonimo16:52

      Secondo questa definizione, allora anche io sono cattolico.
      Anzi, sostanzialmente tutti sono cattolici.
      Non mi


      Matteo

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    17. @ mikez73

      Grazie per la citazione. Così devo dire che l'idea mi sembra MENO intelligente di prima. Intanto, non esiste "l'antisemitismo" cattolico, esiste "l'antigiudaismo" cattolico (sono due cose molto diverse, a nessun cattolico DOC è mai venuto in mente di sterminare gli ebrei o di sostenere il razzismo biologico).

      E' invece esatta, a parer mio, la distinzione operata tra la cultura protestante-ebraica e la cultura cattolica. In Germania, dove i cattolici sono minoranza, la divisione si vede ancor meglio. La utilizza da par suo Thomas Mann nel "Doktor Faustus", dove la vicenda del musicista cresciuto in una cittadina cupamente prussiana e protestante, modellato su Nietzsche e preannunciante la catastrofe nazista, che fa un patto col diavolo, viene raccontata e ironicamente distanziata dal suo amico di gioventù bavarese, di cultura cattolica e latina, Serenus Zeitblom (un nome un programma).
      Il cristianesimo è, effettivamente, un compromesso suggellato a Roma tra una corrente ebraica e una corrente greca, tra Gerusalemme e Atene. Nel protestantesimo, la percentuale di Gerusalemme è altissima, quasi nulla la percentuale greca, viceversa nel cattolicesimo (almeno sino al Concilio Vaticano II).

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    18. Prego, my pleasure. Che dire, tra Schmitt e Taubes, che era ebreo, rabbino, e discendente di una lunga tradizione di rabbini in famiglia, dubito che non sapessero contestualizzare il fenomeno e usare le parole giuste, ma tant'è, quello c'è scritto. Devo dire che a distanza di anni anch'io sono rimasto sorpreso dall'insistenza sul punto, che non ricordavo.

      Comunque, adesso che ci penso, questa "divisione confessionale" del sapere dev'essere in effetti un problema molto tedesco perché mi ricordo un libro di Isaiah Berlin, credo quello sul romanticismo, nel quale iniziava il ritratto mi pare di Kant dicendo "per capire il filosofo bisogna partire dal pietismo"; un altro autore tedesco, invece, in un libro su Walter Benjamin, si dilungava per un intero noiosissimo capitolo a spiegare come funzionava l'università tedesca dell'epoca e come erano divise le cattedre su base regionale e quindi confessionale - forse per spiegare perché Benjamin non era mai riuscito ad averne una.

      Anyway, ho letto le 10 tesi sulla guerra di religione prossima ventura. Domanda: ma quella che descrive non è una guerra (sotterranea) già in corso da un paio di secoli almeno? Che poi sarebbe la guerra al tempo del nichilismo?

      "La documentazione che lo sbarco in Italia è stato imposto da Churchill è stata offerta in questi giorni dalla Casa Bianca, per rispondere a una mossa di Truman turista in Italia.[…] Se lo sbarco alleato fosse avvenuto in Grecia, se le armate angloamericane avessero risalito il bacino danubiano, Grecia, Romania, Bulgaria, Austria e forse Polonia sarebbero state liberate. Gli eserciti alleati si sarebbero incontrati coi russi ben più a nord di Vienna. il bacino danubiano si sarebbe organizzato con delle libere democrazie; e la prevalenza cattolica delle popolazioni, le avrebbe fatte gravitare verso S.Pietro. La Jugoslavia sarebbe stata monarchica e cattolica. L'Italia infine sarebbe stata liberata senza colpo ferire, per semplice manovra di aggiramento. […]

      Lo sbarco in Grecia e la penetrazione nel bacino danubiano avrebbero posto la pietra angolare alla nascita di un'Europa cattolica, organizzata intorno a un'Italia intatta. La minaccia di un controllo sul mediterraneo e sul continente, da parte di una potenza protetta dalla croce di Cristo, capace di influenzare con la sua voce oltre mezzo miliardo di cattolici sparsi in tutti gli angoli della terra, era ben più grave per Londra, della minaccia di un impero fascista […]. Londra corse ai ripari. Churchill prese in mano la situazione."

      [continua]

      Elimina
    19. [segue]

      Tratto da un libretto "Verità sulla finanza italiana" del 1957 di Sella di Monteluce; lui (filo-nazista negli anni '30 e fondatore del partito monarchico popolare nel dopoguerra) non era uno storico, io non sono uno storico e della IIGM ne so poco, per cui non so se ci sono prove documentali a sostegno, come l'autore sostiene, però diciamo che è un'ipotesi all'altezza del problema.

      Benché concordi che la linea di faglia sotterranea sia quella da lei delineata, ed escludendo per ovvi motivi l'escalation nucleare, la guerra religiosa europea che mi ero immaginato io era però quella, al momento alquanto artificiale, con l'Islam - che sarebbe un modo per occultare il vero conflitto eppure resterebbe un attacco al centro spirituale del continente. Peraltro sulla falsariga della guerra in Jugoslavia degli anni '90 (per restare al corridoio balcanico), che alla rottura di un'unione politica (e monetaria) ha visto riattivarsi una divisione religiosa/nazionalista del tutto sopita e quasi inimmaginabile fino a pochi mesi prima.

      Confesso che di Islam so ancora meno che di IIGM ma registro dei segnali sismici nel discorso pubblico occidentale, cioè quello che interpella me, segnali quali il fenomeno terroristico - sempre presentato di matrice islamica - quello migratorio (in parte), quello simbolico-religioso ("velo" e compagnia cantante), e che mi sembrano surriscaldare gli animi molto più che altre cose.

      Però ecco, il mio manuale di guerra è Risiko, per cui figurarsi. Si fa per chiacchierare, finché la padrona di casa non si stufa del continuo off topic, di cui anzi mi scuso.

      Elimina
    20. @ mikez73

      "ho letto le 10 tesi sulla guerra di religione prossima ventura. Domanda: ma quella che descrive non è una guerra (sotterranea) già in corso da un paio di secoli almeno? Che poi sarebbe la guerra al tempo del nichilismo?"

      Sì. E' in corso da più di due secoli; è la seconda puntata della guerra di religione tra Cinque e Seicento.Oggi risale alla luce e si manifesta apertamente, anche sul campo di battaglia.
      E' una guerra interna alla civiltà europea. Quella con l'Islam è una guerra esterna alla civiltà europea, che l'Islam designa come nemico in blocco (anche se naturalmente ne sfrutta le contraddizioni interne). Se riesce a organizzare una base di potenza sufficiente, come sinora non ha potuto fare, l'Islam diventa un nemico assoluto. Per questo è veramente importante dare una risposta di tipo romano all'ISIS (romano=annichilente).

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    21. Anonimo10:55

      Interessante l'analogia con l'islam.
      In effetti, estremizzando, si potrebbe dire che il salafismo rappresenta per l'islam ciò che il mondialismo rappresenta per l'occidente (non per l'Europa, che è una idea meramente tedesca, clericale e medioevale), ovvero il radicalizzarsi virulento di una tendenza all'omologazione delle differenze GIà PRESENTE IN FIERI NEL SUBSTRATO CULTURALE PROFONDO.
      Io rido quando i salafiti vengono definiti "fondamentalisti", quando sostanzialmente sono i protestanti del sunnismo, indi degli ultra-modernisti.


      Matteo

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    22. @ Matteo

      Considerazione interessante, la condivido (per quel che so dell'Islam e del salafismo, che non è molto)

      @mikez73

      P.S. Ho scordato di aggiungere che a mio avviso, la guerra di religione intraeuropea è riemersa alla luce in seguito a un evento che ha segnato la fine del trattarto di Wesfalia, cioè la guerra all'Iraq (resa possibile sia dall'implosione dell'URSS, sia dall'ascesa ai più alti livelli dell'amministrazione USA della corrente neoconservatrice).

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    23. Non mi disturba affatto l'off topic. Anzi. Considero questi vostri commenti un arricchimento culturale personale del quale ringrazio tutti, soprattutto il Buffagni.

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  13. be' ma queste non sono riflessioni da psicologo, sono riflessioni da persona intelligente che guarda il mondo attorno senza preconcetti, siamo persone pericolose Barbara , siamo persone a cui mancano i filtri , i totem , siamo capaci di razionalità e ciò ci rende incomprensibili a gli altri noi abbiamo l'iceberg tutto emerso

    RispondiElimina
  14. Maurob07:53

    "Without double standards, liberals wouldn't have any standards whatsoever". Citazione dalla pagina Fb Disdain for Plebs. tutto il mondo è paese.....

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  15. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  16. Salve a tutte e tutti, vorrei fare notare che, essendo l'offerta politica totalmente ordoliberista, gli schieramenti politici che supportano il NO al referendum, assumono questa postura non perchè vogliono davvero salvaguardare la COSTITUZIONE e la DEMOCRAZIA, ma perchè renzi non taglia abbastanza il Senato o fa solo finta di reciderlo,mentre loro, gli illuminati, di riforma ne hanno già pronta una davvero "seria" ed incisiva

    RispondiElimina
  17. Ciao. Stiamo passando la serata davanti al caminetto e mentre ci punzecchiavamo politicamente, abbiamo concordato su un punto: che è MATEMATICO che finirà come con il referendum greco: vincerà il NO e sarà varata una riforma costituzionale ancora piu profonda e antidemocratica, e se renzi, oggi, ha inserito dodici volte l'unione europea in Costituzione, domani gli alfieri del NO, per meglio accreditarsi, la riporteranno per un numero ancora maggiore di volte.

    RispondiElimina
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    1. Anonimo08:58

      Temo proprio che abbiate ragione: renzi è il tsipras italiano. Gli effetti di un'operazione siffatta saranno devastanti dal punto di vista pratico, come in Grecia, ma avrà almeno il pregio di smascherarli definitivamente. Sono personalmente convinta che fino a che non si tocca con mano la tragedia, non potremo venirne fuori.

      rosa

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    2. ciao Rosa, sono TUTTI trippas...ri-leggi @desertodeitartari appena sopra di noi. Piu chiaro di cosi #einvece si continua a non volere capire o a fare finta di nulla. Giusto per far si che, cambiando il colore della maglietta, la spoliazione e le drastiche trasformazioni deflazionistiche sociali(via precariato e flessibilità, o via disoccupazione) proseguano fra gli scroscianti applausi delle stesse vittime.

      Elimina
  18. Analisi perfetta. I partiti, le ideologie, le religioni, servono alla stessa cosa impedire il pensiero libero.

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    Risposte
    1. Anonimo08:58

      forse é per questo che non esistono più idioti nefasti
      si cambia la lingua per impedire il pensiero ed il pensarsi idiota nefasto non é più possibile .
      saluti

      Elimina
    2. anche dallo sterco può nascere un fiore

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  19. Anonimo09:44

    Sciocche considerazioni indegne persino di una comune hippy.


    Matteo

    RispondiElimina
  20. Anonimo11:43

    https://www.youtube.com/watch?v=iMKrY_fLBm0

    A proposito dell'argomento del topic: ascoltati Marsili, cara Barbara.
    Direi che è assolutamente adatto.


    Matteo

    RispondiElimina
  21. Ho deciso di rimetterti il feed, Barbara.
    Non fosse altro perché voglio sfuggire alla echo chamber che io stesso mi sono creato in questi anni, mentre non mi accorgevo di venire manipolato da un abile psicopatico.

    Non fosse altro perché dopo aver compreso di far parte di una "setta", ho passato gli ultimi mesi a studiarmi ogni tipo di testo, virtuale o cartaceo, sulla manipolazione mentale, e quindi vedo te e i tuoi "kompagni" con lo stesso disgusto con cui guardo alla retorica imperante dei piddini. O dei grillini. O dei "papiminkia". O degli "euroscettici".
    Provo un tale disgusto per la retorichella che non mi fido ormai nemmeno più dei data, delle fonti. Ma soprattutto provo un enorme disgusto per questa narrazione tribale della cosa.
    "Sono gli altri quelli manipolati, noi siamo nel giusto!". Eh, ma certamente.

    Ma soprattutto perché comprendo bene quello attraverso cui sei passata.
    Stammi bene.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ho capito molto di questo commento, in verità.

      Elimina
  22. Per chi fosse interessato, qui c'è una discussione sul medesimo tema, intorno a un articolo su "Trump e l'America dimenticata".

    http://www.leparoleelecose.it/?p=25030#comment-345084

    RispondiElimina
  23. PRIMA PARTE
    Cara Barbara, innanzitutto ti ringrazio molto per la tua confidenza autobiografica. In effetti chi ha sofferto e sperimentato personalmente certe situazioni psicologiche può capire molto meglio esse e la psiche umana in generale. Se a questo si aggiunge l’intelligenza, la potenzialità di comprensione è massima. Io ho vissuto un’esperienza quasi identica alla tua, anche se non definibile precisamente “depressione”, e studiato poi psicologia per i tuoi stessi motivi, quindi credo di essere in grande sintonia con il tuo sentire.
    Passando al tema, tu attribuisci questi inauditi, vergognosi voltafaccia della cosiddetta “sinistra” PD, alla “sete di potere”. E certamente questa componente c’è, ma non mi pare maggioritaria. Le due componenti maggioritarie mi paiono più essere quelle del tradimento e (soprattutto) dell’alienazione.
    Tradimento degli infami che consapevolmente stanno vendendo il nostro paese, e alienazione di coloro che hanno perso il senso della realtà, i riferimenti valoriali e morali, ma soprattutto istintuali-naturali, vittime della devastazione culturale del sistema liberal-capitalistico, ma anche, da non sottovalutare, del retaggio di senso di colpa derivato dal nazi-fascismo. La combinazione di questi due ingredienti venefici (sistema socio-economico + senso di colpa) crea l’alienazione. E questi secondi sono anche, di fatto e per forza di cose, dei traditori, ma in via accessoria. Distinguere l’appartenenza dei singoli all’una o all’altra delle due categorie originarie, non sempre è facile.
    Molto pertinente la spiegazione del “morbo dell'appartenenza“, definizione dietro la quale sta, anche qui, tutta una serie di meccanismi psichici patologici. Il ruolo della psicologia di massa nell’interpretazione dei fatti sociali è inesplicabilmente e colpevolmente trascurato, essendo invece fondamentale.
    Per “sinistra comunista”, o più precisamente “comunismo” (o “socialismo”, che per me sono sinonimi), io intendo innanzitutto ed essenzialmente un’IDEA, o IDEALE. Il frutto cioè della ricerca del pensiero e dell’anelito umano verso ciò che è più “giusto”, che altro non è che ciò che ci fa vivere meglio, o più semplicemente vivere, ciò che consente al meglio la nostra sopravvivenza.
    Ogni idea, per affermarsi compiutamente nella pratica, deve passare per successive fasi applicative, che potremmo definire “tentativi”. Un po’ come un bambino che impara a camminare. Quante volte cadrà prima! E quanto più un’idea è ambiziosa e complessa, quanto più è evolutiva, tanto più lunga e complessa sarà la sua fase sperimentale e prodromica. L’idea socialista è l’unica possibile evoluzione futura delle società umane, non riesco francamente a vederne altre, salvo rimanere immobili da qui all’eternità, e va dunque coltivata, perseguita, difesa e promossa. Questo è il socialismo-comunismo, non certo quella degenerazione informe e malefica rappresentata dell’attuale “sinistra”, che molti chiamano assurdamente tale. E perché le idee si concretizzino è necessario che siano prima ben “sistemate” nelle teorizzazioni, niente affatto “fantasmatiche” ma semplicemente “concettuali”, come tutte le idee, dei libri sacri, (da Marx a Lenin appunto, e dagli innumerevoli altri grandi pensatori socialisti, di cui l’elenco sarebbe interminabile). Dopodiché inizia la più o meno lunga, a volte di secoli, fase sperimentale, che dalla “inesistenza” dell’idea porta all’esistenza della realtà concreta. Il che si intreccia con ulteriori elaborazioni concettuali e ulteriori sperimentazioni, e cosi via. Il processo è complesso e non così lineare. Né esauribile nella riduttiva e liquidatoria visione delle “poche luci e troppe ombre” di una sola fase storica... [continua]

    RispondiElimina
  24. SECONDA PARTE
    ...Quelli che tu chiami “crimini del comunismo” sono in realtà i crimini dei cosiddetti comunismi reali, che poco c’entrano col comunismo, ma con deviazioni (spesso necessitate, come a Cuba, ma anche in URSS), di esso. Non si può confondere il tentativo con la realizzazione compiuta. Spesso i tentativi sono anzi stati la negazione dell’idea. Così come l’attuale “democrazia reale“ è la negazione della vera democrazia. Così come i roghi e le torture dell’Inquisizione furono la negazione dell’idea cristiana. Sarebbe mai stato corretto dire, a quei tempi, che quello era il cristianesimo? No. Allo stesso modo non lo è oggi dire che i comunismi reali sono stati il comunismo. È superficialità e illogicità.
    Non c’è alcuna tendenza autogenocidaria e autorazzista nel socialismo, al contrario l’insegnamento marxista addita come nemico il “lumpenproletarien” immigrato, e fino a pochi anni orsono i comunisti (quelli veri appunto, e quelli di oggi, come me, ovviamente mantengono tale linea) erano decisamente contro l’immigrazione. Basti pensare a Georges Marchais, di cui tu stessa, se non erro, hai riportato un video tempo fa. Come vedi nulla che corrisponda alla “vulgata” del tutto erronea sul “comunismo”.
    Per vera sinistra intendo dunque questo. Ciò che porta davvero avanti l’ideale socialista. E non esistono “comunisti riverniciati”. Perché se sei riverniciato, o meglio alterato, non sei più comunista, “lo dice la parola stessa” come diceva Ferrini. E se sei comunista non ti fai riverniciare e alterare. E di questi, a cominciare dal sottoscritto, ce ne sono ancora, non riverniciati né alterati.
    Il progetto europeo si è rivelato soltanto oggi chiaramente nella sua vera sostanza di stampo reazionario e neoaristocratico. Al tempo, in particolare da parte degli allora comunisti, non fu visto cosi. Fu ottusità, non tradimento, credo. E se fu tradimento, anche in tal caso, appunto e proprio in quanto tale, ancora una volta non connesso né derivante dal comunismo, ma, all’opposto, suo nemico.
    Il socialismo-comunismo è un conto. Si tratta di un’ideale ben preciso. Tutt’altro sono le categorie di “destra” e “sinistra”, che oggi non hanno più alcun significato, e come tali sono da superare.
    La parte relativa a “il terzo e più fatale errore” e all’assemblaggio che tu fai dell'abolizione della proprietà privata col controllo centralista della misura dei cetrioli e la distruzione del sistema capitalistico, e che la destra andasse a letto col comunismo e assieme a lui studiava il modo di fotterci, la trovo francamente confusa e guazzabugliata, e del tutto irrealistica. Che la “Reazione” abbia voluto conservare il “comunismo“ post ’89 (e quale sarebbe poi questo comunismo?? Di nuovo quello del PDS-PD, cioè di quelli che lo hanno rinnegato, il comunismo? E allora ricominciamo daccapo?), per realizzare il mondialismo “egualitario, nell’apertura, nell’antinazionalismo, antifascismo, antirazzismo, etc.” (quasi il capitalismo fosse un’ideale sociale), e il resto sull’adulterio destra-comunismo, etc. mi pare tutto davvero molto fantasioso e poco comprensibile. Inoltre fai un miscuglio incongruo tra lo stereotipo (onestamente abbastanza fondato) della burocrazia comunista e l’odierno autoritarismo totalitario che discende invece direttamente dalla evoluzione del sistema capitalistico, di cui l’attuale sedicente sinistra è parte integrante (e questa è l’ennesima prova del fatto che non può essere comunista)...
    [continua]

    RispondiElimina
  25. TERZA E ULTIMA PARTE
    ...Perfettamente d’accordo invece, come ho già detto prima, sull’abbandono delle categorie “destra”-“sinistra”, così come sull’ottusità e infantilismo, immaturità, pochezza e indecenza della militanza della ex sinistra. Molto interessante, anche se nasconde una contraddizione, la tua analisi psicologica della loro negazione psicotica. E se ci rifletti bene, in essa sei tu stessa a fornire la chiave dell’erroneità del tuo assunto, come ti spiego tra poco. Inoltre ancora una volta comunque questo non c’entra nulla con comunismo e i comunisti. C’entra con gli esseri umani. In particolare con quelli che furono un tempo la militanza socialista e che oggi sono trasformati in zombi alienati.
    Negano che la mamma li ha traditi, la seguono anche se è una criminale, la seguono anche se li conduce alla morte, pur di non ammettere la realtà. Ma la realtà c’è, ed è che la mamma non è appunto una normale e vera mamma, come la sinistra non è una normale e vera sinistra. Dunque il contrario di quanto tu affermi: ciò che essi infatti patologicamente negano è la mutazione, il tradimento, il fatto cioè che la mamma-sinistra NON È ciò che dovrebbe essere, ma UNA FALSA mamma-sinistra. QUELLA NON È UNA VERA MAMMA - QUELLA NON E UNA VERA SINISTRA, appunto! La patologia non è, come tu sostieni, che essi non vogliono ammettere che quella è la vera mamma. È proprio convincersi che quella è la vera mamma, come essi in realtà fanno, che sarebbe ed in effetti è, la patologia! È proprio dunque il contrario di quanto tu affermi! Mi pare che tu stessa infatti ti contraddica in due righe, affermando prima una cosa è poi il suo contrario: “il militante vede questa sinistra come la mamma”, che in quanto tale dev’essere sempre buona e giusta. Ed è appunto questa la patologia, poiché essa NON È UNA VERA MAMMA, non è cioè buona e giusta! Invece "si, è vero, ma questa non è la mia vera mamma" sarebbe la sana e giusta conclusione, che tu definisci invece negazione psicotica. La negazione psicotica è quella che si rifiuta di constatare che quella è una “falsa mamma” (una falsa sinistra). Che è la realtà! Tu contemporaneamente affermi che il militante vede questa sinistra come la mamma buona e giusta, cosa che non è, poi però dici che se lo negasse sarebbe psicotico. Ma psicotico è invece il NON negarlo! Psicotico è cioè pensare che quella sia la sua vera mamma, come in effetti accade. Insomma, la realtà è che si tratta di una mamma malata, cioè di una falsa mamma, di una falsa sinistra. Negazione psicotica del militante è quella di crederla vera! Egli nega la falsità della mamma-sinistra. Tu sostieni invece che patologico sia il dire “questa non è la mia vera mamma", cioè il crederla correttamente falsa! Il contrario quindi. Capisci?! Sano sarebbe riconoscere che quella è una mamma malata, cioè una falsa mamma, e rinnegarla e disconoscerla come tale! Proprio ciò che essi, patologicamente, non fanno! È negare che quella è una falsa mamma, il patologico! Non l’affermarlo! L’analisi è sottile e complessa, ma credo che il mio ragionamento sia corretto, e spero tu possa capirlo.
    Per concludere, cara Barbara, ritengo che non c’entri proprio nulla di nulla l’attuale “sinistra”, organica al Capitale e ai padroni, col comunismo. È una falsa sinistra, appunto. E davvero insostenibile ed inaudito è pensare che l’attuale potere sia comunista. Inverosimile, inconcepibile, allucinante, mostruoso. Scusami ma sentir dire ciò fa rizzare in testa i capelli. Io sono uno dei militanti del social-comunismo, IO LO SONO, NON QUELLI! E ODIO come te questa FALSA sinistra. E delle due l’una: o comunisti sono quelli come me, o sono quegli altri. E se lo sono quegli altri, io e quelli come me che cosa saremmo, i capitalisti?!? Va bene che viviamo sempre più in una realtà rovesciata orwelliana, ma c’è ancora un qualche senso del limite credo!
    Un abbraccio. Sei grande e straordinaria.
    Marco.

    RispondiElimina

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